È possibile un rilancio del sistema socioeconomico nazionale se si adotta un approccio pragmatico e concreto valorizzando la dimensione territoriale.
1. Una serie di circostanze caratterizzano l’attuale situazione economica politica e sociale a livello globale:
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crisi energetica e cambiamenti climatici che impongono una trasformazione dei processi di approvvigionamento e uso dell’energia
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un quadro macroeconomico nel sistema occidentale caratterizzato da inflazione ed elevato debito pubblico
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un mondo del lavoro che deve affrontare non solo le sfide già menzionate, ma anche quelle della digitalizzazione in genere e della diffusione dell’intelligenza artificiale in particolare con ripercussioni sui livelli occupazionali e sul potere d’acquisto
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una crisi geopolitica con i relativi risvolti negli equilibri del sistema dell’economia internazionale
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una fragilità dell’ecosistema esteso dalla dimensione planetaria a quello internazionale
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un affanno nei processi decisionali ai diversi livelli dalla scala internazionale a quella delle autonomie locali
Tutto questo è di particolare impatto per l’Italia, paese importatore di materie prime ed esportatore di manufatti con difficoltà a decidere e ad attuare le decisioni, con manifestazioni di conflittualità molto accese a tutti i livelli e con un PA debole.
2. La risposta deve essere corale e articolata ai livelli appropriati con un gioco di squadra che individui soluzioni di questioni oggettive e sentite dai cittadini e precisi i rispettivi ruoli:
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a livello governativo sia su elementi interni (politica fiscale, degli incentivi e della regolazione ma anche di riequilibrio sociale) sia su dimensioni internazionali a partire dal quadro dell’Unione europea, nella consapevolezza che la dimensione nazionale solo in situazioni particolari molto limitate può regge il confronto con i Paesi leader; il lavoro, iniziato recentemente, di integrazione fra PNRR, QCS e Strumenti nazionali in dialogo con la Commissione UE è un esempio da perseguire e diffondere; è vitale tener conto del vincolo che le risorse finanziarie con carattere di prestito siano destinate prioritariamente a iniziative che generino ritorni destinabili alla restituzione
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a livello regionale superando duplicazioni di competenze e valorizzando non l’attribuzione di esclusività a singole tematiche (come nel caso della sanità) ma l’originaria funzione sia di programmazione e stimolo di nuove iniziative, sia di valutazione dei risultati (un compito quest’ultimo molto trascurato nel nostro Paese)
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a livello delle autonomie locali, con un’adeguata attribuzione finanziaria, l’individuazione e l’intervento relativamente ai bisogni delle collettività e alle opportunità concrete di crescita valorizzando risorse anche minute e curando il sostegno delle fasce sociali in difficoltà; la promozione del collegamento tra cittadini, operatori dei servizi di vario genere, imprenditori attivi in loco e forze sociali può contribuire a superare la grave mancanza del consenso che è tra i più nocivi fattori di blocco dello sviluppo (e non solo quello produttivo); la figura del Sindaco ha acquisito in molte realtà un valore positivo di vicinanza e di operatività da sviluppare e diffondere.
È decisivo il coordinamento tra i diversi livelli adottando anche dimensioni di sinergia che vadano aldilà dei confini puramente amministrativi che spesso costituiscono un ostacolo limitante; la rete di consorzi e comunità di varia natura (un patrimonio in declino, ma con grandi potenzialità in prospettiva) e la nuova struttura associativa delle Province possono consentire un’operatività immediata senza passare per riforme istituzionali che richiederebbero tempo per la decisione e l’avvio dell’operatività.
3. Sono evidenti la necessità e l’opportunità di focalizzare le riflessioni, le decisioni e le conseguenti concrete azioni sulla risposta territoriale con attenzione ai rapporti da assicurare con i decisori a monte e a valle e seguendo alcune linee guida per superare lo stallo attuale:
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affrontare esigenze reali: dalla protezione dell’ambiente e più in generale dal riassetto del territorio, alle infrastrutture della logistica, alla gestione dei rifiuti alla produzione di energia, all’utilizzo razionale delle risorse idriche; le diverse tematiche debbono essere affrontate in una visione dell’occupazione come dimensione trasversale decisiva su vari fronti (economico sociale di difesa della democrazia)
costruire capitale sociale come strumento per decidere (superando i conflitti e arrivando al consenso la risorsa critica più scarsa in questa fase in Italia) ma soprattutto realizzando in tempi accettabili
valorizzare l’esistente: dalle disponibilità di aree ed edifici alle competenze (professionali accademiche e imprenditoriali), alle infrastrutture (di logistica di telecomunicazione di servi idrici e di depurazione), creando sinergie effettive; le municipalizzate hanno potenzialità solo in parte sfruttate e spesso sono gestite come realtà indipendenti ed autonome qualche volta in competizione accesa tra di loro.
Un possibile esempio concreto è quello del sistema socioeconomico rappresentato dalle tre Regioni Liguria, Lombardia e Piemonte, ripetendo, con gli opportuni aggiornamenti, i successi del “Triangolo industriale” motore decisivo del miracolo economico degli anni cinquanta e sessanta. Sono iniziati passi promettenti in questa direzione: l’uso degli spazi (intesi sia come aree sia come edifici inutilizzati e a rischio degrado), l’integrazione delle eccellenze produttive, il conseguimento di dimensioni di presenza sul mercato confrontabili con quelle dei competitori sono tra i fattori di potenziale successo, va anche riconosciuto che un’alternativa sfavorevole purtroppo già in corso è quella dell’accaparramento delle singole realtà produttive da parte di imprese estere, più intraprendenti che spesso dichiarano di comprare aziende, ma in realtà eliminano competitori e comprano quote di mercato. Il dialogo deve proseguire coinvolgendo oltre ai diversi livelli delle istituzioni politiche, gli operatori economici e i detentori di competenze (professionisti, ricercatori docenti).
4. La disponibilità di risorse è un fattore decisivo ma sarebbero inadeguate analisi limitate a evidenziare l’insufficienza di risorse finanziarie:
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in realtà le risorse piuttosto che scarse sono mal distribuite nelle varie dimensioni (quella temporale per discontinuità e lentezza, quella spaziale nel senso di selezione dei luoghi e delle scale di intervento, quella dei soggetti erogatori, gestori e percettori, quella delle finalità da conseguire, e soprattutto quella delle regole di accesso e impiego)
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non basta concentrarsi sulle risorse finanziarie: occorre individuare, mobilitare e mettere in sinergia tutti gli asset materiali e immateriali sopra menzionati investendo sulla capacità di individuare esigenze, di formulare proposte con contenuto progettuale credibile, di individuare i soggetti da coinvolgere e di reperire risorse in una logica tendente a costruire consenso e a evitare conflitti paralizzanti; una operatività estesa a tre Regioni (ciascuna delle quali è di per sé soggetto credibile) è prevedibile accresca le probabilità di successo superando le diverse debolezze e raggiungendo una consistenza dotata anche di potere contrattuale verso i decisori a livello superiore.
ottobre 2023