5 marzo 2024 – L’associazione ambientalista statunitense punta il dito contro le imprese che estraggono, commercializzano e trasformano gas, petrolio e carbone e contro quelle che producono plastica: “La maggior parte delle materie plastiche non può essere riciclata, non lo è mai stata e non lo sarà mai”. Il documento e le reazioni.
Il riciclo degli imballaggi è, nell’immaginario collettivo, uno dei mezzi più a portata di mano per dare il nostro contributo di cittadini consumatori a rendere la presenza degli umani sulla Terra più sostenibile. E se il riciclo della plastica fosse una truffa, una frode architettata da chi ha interessi mantenere in piedi lo status quo fatto di inquinamento? Ne è convito il Center for Climate Integrity (CCI), associazione statunitense che lotta contro le compagnie petrolifere e del gas “responsabili dei costi enormi del cambiamento climatico”.
Il titolo del documento, pubblicato a metà febbraio (e ripreso anche dal Guardian), sintetizza in modo chiarissimo ed efficace il cuore dell’analisi di CCI: “La frode del riciclo della plastica. Come Big Oil e l’industria della plastica hanno ingannato il pubblico per decenni e causato la crisi dei rifiuti di plastica”.
La ricerca, che pur senza esplicitarlo sembra prendere in considerazione principalmente il mondo degli imballaggi (in Europa valgono il 40% delle materie plastiche), prende le mosse da un’ampia serie di documenti per sostenere che proprio il riciclo della plastica non è altro che uno specchietto per le allodole funzionale a garantire alle imprese dei fossili e della plastica la libertà necessaria a perpetuare i loro affari, in barba agli effetti per l’ambiente e per la vita sul pianeta. “Alla base della crisi dei rifiuti di plastica – afferma CCI – c’è una campagna decennale di frodi e inganni sulla riciclabilità della plastica. Nonostante sappiano da tempo che il riciclo della plastica non è né tecnicamente né economicamente sostenibile, le aziende petrolchimiche – da sole e attraverso le loro associazioni di categoria e gruppi di facciata – si sono impegnate in campagne di marketing e di educazione pubblica fraudolente, volte a ingannare il pubblico sulla fattibilità del riciclo della plastica come soluzione ai rifiuti plastici”. Queste campagne e le attività di lobbying avrebbero “di fatto protetto e ampliato i mercati della plastica, bloccando al contempo l’azione legislativa o normativa che avrebbe affrontato in modo significativo i rifiuti e l’inquinamento da plastica”.
Fonte: energiaoltre.it