19 febbraio 2024 – Un gruppo di ricerca internazionale composto, per l’Italia, da ricercatori dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche di Trieste (CNR-Iom) e dell’Università Roma Tre, in collaborazione con colleghi dell’University College di Londra, dell’Università di Bristol (Regno Unito), dell’University of Technology di Delft (Olanda) e dell’Università di Zurigo (Svizzera) ha raggiunto importanti risultati per affrontare in modo tecnologicamente più efficiente il problema dello stoccaggio dell’idrogeno.
Lo studio, pubblicato su PRX Energy, si è concentrato – spiega il CNR in una nota – sugli idruri metallici, considerati tra i più promettenti per guidare la futura transizione ecologica basata sulla capacità di utilizzo e stoccaggio efficiente dell’H2. Si tratta di materiali metallici in cui possono essere immagazzinati atomi di idrogeno, potenzialmente utilizzabili ‘on-demand’ in maniera regolabile e reversibile. Identificare il carattere elettronico e l’ambiente chimico dell’idrogeno negli idruri metallici rappresenta, quindi, una sfida chiave in ambito energetico.
Il team ha utilizzato tecniche di spettroscopia e di analisi fine della materia presso grandi infrastrutture quali i sincrotroni Diamond Light Source nel Regno Unito, e Desy, in Germania: “Combinando attività teoriche e sperimentali, siamo riusciti a identificare in due idruri metallici tecnologicamente rilevanti, l’idruro di titanio e l’idruro di ittrio, le loro proprietà elettroniche, la forza e la stabilità del legame chimico metallo-idrogeno. Questi risultati hanno permesso di ottenere il collegamento tra la struttura elettronica di questi materiali e le loro proprietà termodinamiche, fattore estremamente rilevante da un punto di vista applicativo ed energetico”, ha spiega Giancarlo Panaccione, direttore del CNR-Iom.
Fonte: hydronews.it