14 dicembre 2023 – La bonifica di un sito contaminato è un processo ad alta complessità, che il sistema procedurale italiano rende lento e farraginoso. Con l’inevitabile disagio delle comunità interessate. Trasparenza, condivisione, innovazione tecnologica e normativa possono aiutare.
La bonifica di un sito contaminato non è mai un processo semplice, nè dal punto di vista tecnico, nè da quello dell’accettazione sociale delle soluzioni proposte. Che, troppo spesso, arrivano dopo anni di disagio vissuto dai cittadini che abitano quei territori martoriati. Quali possono essere i fattori su cui lavorare per contribuire a rendere i procedimenti di bonifica meno farraginosi, più sostenibili e accettabili dalle comunità? Se ne discute da tempo e, da ultimo, in occasione della giornata di lavori “Bonifiche e riqualificazione dei siti contaminati in Italia: quali prospettive” organizzata dal Comitato tecnico scientifico di Ecomondo insieme all’Università La Sapienza di Roma, UNEM e Legambiente, che hanno messo intorno a un tavolo rappresentanti istituzionali, dell’associazionismo legato ai territori, dei proprietari dei siti da bonificare, delle imprese impegnate nelle attività di bonifica e del mondo accademico. Con l’obiettivo di comporre, pezzo dopo pezzo, i punti di vista e le esperienze degli stakeholder coinvolti nei processi di bonifica e rigenerazione. Con l’aiuto di Marco Petrangeli Papini, docente presso il Dipartimento di Chimica della Sapienza di Roma e uno degli organizzatori dell’evento, facciamo il punto sulle conclusioni cui si è giunti e dalle quali muovere per migliorare efficacia e condivisione dei percorsi di bonifica.
Fonte: rigeneriamoterritorio.it