Acciaio alle stelle! A rischio componentitisti, costruzioni, meccanica, oil&gas

28 novembre 2023 – Tutti i settori trainanti della nostra economia stanno subendo l’impatto delle quotazioni.

Il caro acciaio sta deprimendo l’industria italiana. La manifattura del nostro Paese, già in un contesto di debolezza congiunturale, sta subendo fortissimo, l’impatto di quotazioni alle stelle di quella che è una materia prima cruciale. Parliamo di automotive, costruzioni, macchine, oil &gas. Tutti settori trainanti per la nostra economia che fanno ampio uso di acciaio grezzo e soprattutto di semilavorati e componenti. Tutte le filiere citate, non a caso, hanno visto rallentare nel 2022 ricavi e redditività, che invece erano migliorati nel 2021. Dopo il Covid, è tornata a preoccupare la rischiosità operativa e finanziaria: il 2023 si chiuderà dunque con una situazione economico-finanziaria in peggioramento e il rimbalzo atteso nel 2024 potrebbe essere meno deciso rispetto alle attese.

È quanto emerso dall’analisi di siderweb – La community dell’acciaio basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2023, giunto alla sua 15esima edizione e di cui qualche giorno fa è stato presentato l’approfondimento dedicato agli utilizzatori. L’Ufficio Studi siderweb, con la collaborazione dei professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia, ha analizzato dal punto di vista economico-finanziario i bilanci del triennio 2020/2022 di 3.694 imprese attive nella fabbricazione di prodotti in metallo, nella fabbricazione di macchine e apparecchiature, nella fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto, nelle costruzioni e nell’energia e oil & gas. Quasi 3mila hanno meno di 50 dipendenti e hanno generato un fatturato di 355,95 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 72,39 miliardi di euro; l’Ebitda a 35,58 miliardi di euro; il reddito netto a 19,62 miliardi di euro.

Insomma, si tratta davvero dello scheletro su cui si poggia la nostra economia. Per questo è necessario attuare strategie difensive che sono quelle proposte dai diversi rappresentanti delle industrie critiche, in particolare, Gianmarco Giorda (direttore generale Anfia), Massimo Angelo Deldossi (vicepresidente Ance) e Marco Nocivelli (presidente Anima).
Le previsioni: lo stato dell’arte dell’industria dell’acciaio

Secondo i dati più aggiornati di Federacciai, l’associazione di categoria presieduta da Antonio Gozzi (Duferco) l’Europa produce circa 150 milioni di tonnellate all’anno di acciaio su un totale mondiale di quasi 2 miliardi, prevalentemente concentrate in Asia e in Cina che, da qualche tempo, ha superato il miliardo di tonnellate annue di acciaio prodotto. L’Italia, con un fatturato di circa 66 miliardi di euro nel 2022 (+15,8% rispetto al 2021), si conferma il secondo produttore di acciaio dell’Ue, alle spalle della Germania e prima della Francia, e il primo produttore d’acciaio con forno elettrico. Siamo inoltre l’11esimo produttore al mondo, alle spalle dell’Iran e davanti a Taiwan.

Nel report Bilanci d’Acciaio 2023, vengono scandagliati i bilanci di 1.669 imprese, le quali presentano 93,4 miliardi di fatturato, 94,3 di valore della produzione, 14,5 di valore aggiunto, 9,4 di Ebitda, 5,1 di reddito netto, 74 di capitale investito e 31,5 di mezzi propri. I valori economici del 2022 sono ampiamente superiori a quelli dell’anno precedente, che già si era connotato per una forte ripresa dopo la crisi pandemica. In particolare, la crescita del fatturato e del valore della produzione nel 2022 è molto alta, vicina al 17% e considerando l’intero triennio, l’aumento medio annuo è del 37%. Numeri importanti su cui ha avuto un impatto positivo la crescita delle quantità ma soprattutto l’aumento dei prezzi (che è proseguito nel 2023). Ma l’aumento del fatturato non ha corrisposto a un parallelo incremento della marginalità: perché contestualmente sono diminuiti i consumi e sono cresciuti i costi energetici. La buona notizia è che le siderurgie hanno visto migliorare in generale, invece, la situazione debitoria e la liquidità: le aziende siderurgiche sono così più preparate ad affrontare gli scossoni rispetto al passato.

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Fonte: industriaitaliana.it

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